Recensione “Giro di vite”

di Henry James – Edito da Nua Edizioni

Data pub.: 01/10/2020

TITOLO: Giro di vite

AUTORE: Henry James

CASA EDITRICE: Nua Edizioni

GENERE: Ghost Story, Racconto gotico

SERIE: Stand Alone

PAG: 150

DATA PUBBLICAZIONE: 1 ottobre 2020

Prezzo Ebook: € 3,99
Prezzo cartaceo: € 15,00

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recensione a cura di silvia m.

Recensione in anteprima di Giro di vite

Mi sono approcciata a questa lettura con l’ingenuità e l’ignoranza di una persona non consapevole di trovarsi davanti ad una storia cult della fine del 1800. Henry James ha dato vita ad una novella horror nebulosa e peculiare in cui tutto sembra  possibile.

Parliamo un po’ della trama: 

La storia inizia con alcune persone raccolte davanti al fuoco, pronte ad ascoltare una succulenta storia macabra. Una di queste, che ci viene presentato con il nome di Douglas, racconta di aver conosciuto  un’ex istitutrice che ha vissuto un’ esperienza terribile e traumatizzante al suo primo incarico e che ha poi riportato il tutto in un manoscritto. Il racconto è giunto nelle mani di Douglas che lo sottopone all’attenzione della gente. 

«Quella di una donna. Sono vent’anni che non è più fra noi. Mi ha spedito le pagine in questione prima di morire.»

Questa istitutrice viene assunta d’urgenza da un uomo ricco, per badare ai suoi due nipoti orfani, dopo che la precedente badante se n’è andata. Troppo tentata dall’offerta, accetta, inconsapevole di cosa andrà incontro. 

La bambina, Flora di otto anni, che accudisce appena arrivata, è sin troppo amabile, dolce e sempre sorridente. Prendersi cura di lei è una gioia per il cuore, una ben gradita attività. Più tardi si aggiunge anche il bambino, Miles di nove anni, cacciato senza possibilità di ritorno dal collegio in cui stava. 

Nel tempo, due strane figure compaiono sporadicamente nelle vicinanze della villa di campagna dove soggiornano. 

La donna scopre che si trattano, in teoria, dei fantasmi di due persone che lavoravano lì e a cui i bambini erano molto legati. Qui soggiorna anche la governante, la Signora Grose, che ascolta e supporta le sue congetture. I bambini intanto, sono sempre più accomodanti, sempre più dolci e gentili, quasi alieni rispetto all’idea di come dovrebbero essere dei bambini nella realtà. 

Cosa vogliono quelle losche figure? Perché l’istitutrice è l’unica a vederli? I bambini sono così innocenti come sembrano o nascondono qualcosa?

ma anche di notare la presenza di una persona che, da oltre il vetro, guardava all’interno. M’era bastato un passo; la visione era stata istantanea e netta.

Queste sono solo alcune delle domande che ti poni durante la lettura. Ho trovato questa novella sia intrigante che immensamente frustrante. Andando avanti con la storia le domande si moltiplicano invece di trovare risposta. Proprio per questo l’ho letta in brevissimo tempo, perché la curiosità di fare luce sui misteri è enorme. Il finale scioccante mi ha lasciata con un po’ di amaro in bocca e con la sensazione di essermi persa qualche dettaglio durante la lettura. Tanti,  infatti, sono i punti rimasti in sospeso che danno adito alle più svariate e bizzarre interpretazioni. 

Può darsi, naturalmente, che ciò che accadde in seguito, di punto in bianco, abbia conferito a quel periodo un’illusione di calma… quella quiete in cui qualcosa si cela preparandosi all’agguato. E il cambiamento, in effetti, fu repentino come l’attacco di una belva.

L’istitutrice parte come una figura che sembra dolce e accogliente, poi diventa pian piano ossessionata dai bambini. Ne pare totalmente rapita ed ammaliata, ma questo attaccamento risulta inquietante, al limite del morboso. Il suo Pov unico non ci dà la possibilità di vedere al di là dei suoi pensieri; in alcuni momenti mi sono trovata a dubitare fortemente della sua salute mentale. 

Ma che importanza avevano le cose del mondo, se con me c’erano i miei bambini?

L’autore è assolutamente prestigioso nell’ instillare il dubbio che ci sia molto di più dietro la facciata di ogni persona. Persino la signora Signora Grose con i suoi sguardi a volte assenti, a volte riflessivi e a volte colpevoli, sembra che sappia di più di quello che in realtà non dice.

Questo è sicuramente uno di quei libri che ti portano a discutere con altre persone sull’ipotesi di quale potrebbe essere la vera interpretazione dell’autore. È stato l’ispiratore di diverse rappresentazioni teatrali e di molti film, dei quali vi sconsiglio la visione se non prima di averlo letto perché le sfaccettature sono talmente tante che difficilmente una trasposizione di qualsiasi genere potrebbe renderlo efficacemente.

Ottima la traduzione e curato l’editing, Il linguaggio è naturalmente molto elaborato, tipico di quel periodo, per cui vi consiglio di leggere l’estratto per farvi un’idea. Consigliato agli amanti del periodo storico e del genere. 

4 stelle per me

La copia ARC è stata gentilmente offerta dalla Casa Editrice

4 stelle

Trama Giro di vite

«Non fidarti di ciò che vedi.»

Una giovane donna al suo primo lavoro.
Due piccoli orfani dall’aspetto angelico e dall’indole stranamente silenziosa di cui prendersi cura.
Una dimora isolata all’interno della quale si aggirano, minacciose, due presenze, forse i
fantasmi di due vecchi servitori morti in circostanze misteriose che sembrano determinati ad attirare i bambini in un’oscura trappola, possedendo le loro menti e corrompendo le loro giovani
anime innocenti.
Ma nella scrittura avvolgente e perturbante di Henry James nulla e ciò che sembra e il lettore, lentamente, sprofonda in un’oscura nube di dubbio e inquietudine.

Dicono di The Turn of the Screw:
«Un racconto oscuro, claustrofobico eppure piuttosto semplice. Giro di Vite è una breve storia di fantasmi pubblicata nel 1989, tutto inizia con un gruppo di persone in una casa di campagna che si raccontano storie di fantasmi…»

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