Recensione ‘Come non educare le fanciulle (in un mondo a misura di maschio)’

di Resede Ferioli – Edito da Le Lucerne

TITOLO: Come non educare le fanciulle (in un mondo a misura di maschio)

AUTORE: Resede Ferioli

CASA EDITRICE: Le Lucerne

GENERE: narrativa biografica contemporanea

PAGINE: 241 pagine

SERIE: Autoconclusivo

DATA DI PUBBLICAZIONE: 7 marzo 2024

PREZZO: 8,99 formato ebook, 16,15 copertina flessibile

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Recensione di Niji di Come non educare le fanciulle (in un mondo a misura di maschio)

Ammetto di essermi aspettata una storia molto diversa da quella che ho letto ma che, in ogni caso, mi ha tenuta attaccata alle pagine con grande interesse.

Rosaria è una giovane donna che, dalla campagna, si trasferisce in città con l’unico scopo di riuscire a pagarsi gli studi universitari. Dotata di una grande determinazione, si fa largo in una società in cui la donna è sempre sottoposta a giudizi e pregiudizi. Riesce a laurearsi in giurisprudenza e si sposa molto giovane con il notaio Enrico Bersanti, un uomo che l’affascina fin dal primo incontro. Il matrimonio, però, si rivela pieno di insidie. Costretta a vivere con la meschina suocera e le cognate bigotte, viene vista dalla nuova famiglia come una minaccia e viene spesso maltrattata e sminuita. Nonostante tutto, arriva a diventare notaio e anche nella sua professione, in un tempo in cui un atto firmato da una donna era considerato di poco valore, incontra moltissimi ostacoli. Privata del privilegio di sentirsi amata, pian piano sente sempre più il desiderio di libertà e lo realizza attraverso numerosi viaggi. Col trascorrere del tempo, Rosaria si rende conto di aver bisogno di riappropriarsi della propria vita e lo fa, non senza aver subito altri dolori in famiglia, dimostrando un’incredibile forza.

Sono combattuta nei sentimenti che questo libro ha smosso.

La storia di Rosaria, e di tutto ciò che ha subito nel corso della vita, è simile – per alcuni versi – a quella di moltissime altre donne. 

Sminuite, costrette a dimostrare sempre di più rispetto agli uomini, relegate a un ruolo sociale subalterno nonostante le competenze e i titoli di studio.

Leggere questa storia non è semplice, perché la rabbia e la frustrazione spesso prendono il sopravvento. L’autrice racconta, quasi con distacco, tutte le infinite angherie subite da Rosaria e ciò che fa più male è rendersi conto che la protagonista non può fare quasi niente per impedirle.

È inevitabile domandarsi come fosse possibile vivere in quelle condizioni, in un periodo in cui era sempre la donna a sbagliare e dove non esistevano leggi che, effettivamente, la tutelassero.

A un certo punto, però, è altrettanto inevitabile innervosirsi perché si ha come la sensazione che nemmeno quando avrebbe potuto Rosaria fa niente per liberarsi dall’incubo in cui si trova. Nonostante sia una donna colta e con una professione importante, continua a subire anche quando la società cambia. Alla fine, rimanda tutto alla tirannia della suocera, una donna terribile che non ha mai permesso a suo figlio di emanciparsi da lei, costringendo tutti a servirla fino all’ultimo dei suoi giorni. Il rapporto con la suocera e, di conseguenza, col marito, segna la vita di Rosaria per sempre, perché persino i suoi figli ne vengono influenzati. È una storia dolorosa, sebbene di grande resistenza.

Ho avuto la sensazione, comunque, che il messaggio che si voleva lasciare si sia un po’ perso. È vero che il patriarcato ha segnato la storia di tutte le donne. È vero che la società per lunghissimo tempo ha impedito loro di essere considerate al pari degli uomini (e spesso è ancora così). È vero che esistono moltissime storie di donne costrette a vivere con la famiglia del marito, senza sentirsi mai davvero amate. Tutto questo è assolutamente vero.

Tuttavia, l’impressione che si ha leggendo è che Rosaria abbia vissuto semplicemente con delle persone prive di cuore ed empatia. 

Le questioni economiche, le proprietà, i beni, i possedimenti restano il punto centrale di quasi tutte le problematiche. Avidità, invidia e timore di perdere le eredità, sono praticamente il leitmotiv della vicenda.

A un certo punto vengono raccontati i viaggi che fa, spesso da sola, ospite di funzionari italiani all’estero, e accumula esperienze di ogni tipo. Una donna con una limitata disponibilità economica – cosa che Rosaria non era – non avrebbe mai potuto permettersi di poter fuggire tanto lontano, sebbene per brevi periodi.

Considerando le limitazioni costanti alle quali le donne erano sottoposte fino a pochi decenni fa, Rosaria dà quasi la sensazione di una persona che, più che subire il patriarcato, subisce la mancanza di amore e la costante presenza di persone che la disprezzano.

Ho trovato molto interessante, invece, tutto il capitolo su come il patriarcato abbia preso piede nella società umana. È senz’altro un punto di vista molto importante e meritevole di attenzione.

Lo stile narrativo è semplice e diretto, in prima persona. Il libro è scritto molto bene, anche se a volte ho sentito il distacco emotivo nella narrazione. Come se la protagonista non avesse reali emozioni e continuasse a subire perché era ciò che ci si aspettava da lei. E forse era proprio questo l’intento dell’autrice: raccontare di come la società aveva insegnato alle donne a essere invisibili, persino nelle emozioni. Probabilmente, è per questo che fa ancora più male.

Credo che di strada da fare per le donne ce ne sia ancora tanta. Leggere questo tipo di racconti ci aiuta, in ogni caso, a comprendere meglio le infinite ingiustizie che il genere femminile è stato costretto a subire. Giudicare le azioni di chi è vissuto in un periodo ben peggiore del nostro, poi, sarebbe impossibile. Per raggiungere una maggiore consapevolezza, consiglierò sempre di leggere questo tipo di vicende.

La copia Arc è stata gentilmente offerta dalla Casa Editrice

Trama di Come non educare le fanciulle (in un mondo a misura di maschio)

Bologna, anni Cinquanta: una giovane donna sfreccia in bici con la sua chioma rossa al vento verso lo studio legale dove lavora come segretaria. Si è appena trasferita dalla campagna con un’ambizione: pagarsi gli studi all’Università.
Rosaria è intraprendente e determinata, batte a macchina in maniera fenomenale e non si lascia abbattere da nessuna delle difficoltà e dei pregiudizi sociali che incontra davanti a sé. Forse, il suo cuore è messo alla prova solo dalle attenzioni intermittenti dell’affascinante notaio Enrico Bersanti, che la corteggia in modo misterioso e la sottopone a interminabili passeggiate.

Sono gli anni in cui Modugno canta di cieli blu e libertà, Rosaria prende la patente e una laurea in Giurisprudenza e immagina un futuro di indipendenza e trionfo. Il matrimonio con Enrico, tuttavia, si rivela un labirinto di ostacoli. La suocera e le cognate, altezzose e figlie di una mentalità bigotta e patriarcale, la considerano una contadina arrivista e la vedono come una minaccia.

Ai loro sgarbi e umiliazioni, Rosaria risponde con un ottimismo incrollabile e un successo professionale dopo l’altro. Lotta con tenacia per affermarsi come notaio in un’epoca in cui un atto firmato da una donna è visto con sospetto, destreggiandosi tra episodi tragicomici, parentesi esilaranti e nuovi dolorosi drammi nelle relazioni familiari. E, con l’avanzare dell’età, il desiderio di conquistarsi i suoi spazi di libertà la spinge ad avventurarsi fin nelle terre più selvagge dell’Africa.
Guardando indietro alla propria vita, la protagonista si apre in una confessione intima e disincantata, in cui, tra guizzi di umorismo e riflessioni profonde sul ruolo della donna nella storia, traccia un percorso emozionante di sofferta emancipazione personale.

Non è solo il viaggio di una donna dallo spirito indomabile, ma anche un inno alla resistenza e all’autoaffermazione di un’intera generazione. Attraverso le esperienze di Rosaria, il libro si trasforma così in una guida sagace su come non educare le fanciulle: quelle del suo tempo, ma soprattutto quelle del futuro. 

Un memoir toccante e vivace, che con tocchi di ironia e momenti commoventi cattura il cuore e l’anima di chiunque abbia sentito troppo angusto un mondo a misura di maschio.

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